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Parashot Mattòt e Masè

Ogni giovedì Zeraim propone un pensiero sulla parashà della settimana a cura del direttore dell’Area Cultura e Formazione rav Roberto Della Rocca. Troverete qui anche il testo della parashà (il brano della Torà che si legge ogni sabato), insieme a interessanti materiali di approfondimento.

In questa pagina troverai anche la rubrica a cura di Micol Nahon “Horìm Uvanìm”, “Genitori e figli”, dedicato proprio allo studio di genitori e figli sullo stesso brano: un video da ascoltare e un racconto da leggere arricchito di midrashìm, seguìto da alcune domande per discutere e riflettere insieme.

La pagina ospita anche due rubriche kids e alcune pagine scelte da “La mia Torah”, le parashòt spiegate ai ragazzi, a cura di Anna Coen e Mirna Dell’Ariccia.

Shabbat Mattòt 5782

“…dovrebbero i vostri fratelli andare in guerra mentre voi rimarreste qui ?…” Nm.32,6

Una parte consistente del popolo ebraico, composta dalle tribù di Ruben e Gad e metà di quella di Manasse, decide, in ragione di legittimi interessi economici, di rimanere fuori dalla Terra di Israele. Mosè pone delle condizioni: anche queste tribù devono partecipare alla guerra di conquista della Terra e solo alla fine della conquista potranno tornare a vivere fuori da Israele, nei luoghi più consoni alle loro scelte di vita.

Possiamo immaginare, anche se la Torà non ce lo dice, la reazione delle altre dieci tribù: se non vogliono vivere in Israele, non ci aiutano nella guerra e se ne stanno a casa propria al sicuro, perché dovremmo spartire con loro la terra conquistata? Che ci piaccia o meno, noi facciamo parte di un popolo che, nel bene e nel male, condivide la stessa storia e lo stesso destino. Se i figli di Gad e quelli di Ruben preferiscono vivere nella terra di Ghilad, l’unico modo che hanno per farlo è sottolineare e dimostrare pubblicamente la loro fedeltà al popolo combattendo per la terra degli altri. Queste due tribù non hanno modo di uscire dal popolo d’Israele, così come qualsiasi singolo non può abiurare il proprio ebraismo. Se Israele è in guerra si può distinguere tra quelli che militano nelle file dell’esercito e quelli che lo fanno rimanendo nella comunità. Certo i militari, come gli abitanti di Eretz Israel, hanno oneri e rischi di gran lunga maggiori di quelli degli altri. Ma una guerra per Israele non è mai una guerra che riguarda solo i soldati perché, da sempre, si tratta di difendere l’incolumità fisica e spirituale del popolo. E questa difesa è uno dei precetti della Torà che riguarda, con le debite differenze, i soldati come gli intellettuali.

Rav Dott. Roberto Della Rocca