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Tishrì 5784

Il mese di Tishrì è il primo mese del calendario ebraico ed è il mese in cui capitano le principali festività ebraiche stabilite dalla Torà: Rosh ha Shanà  ראש השנה – Capodanno ordinario; Yom Kippur יום כפור – giorno dell’espiazione e Sukkot סוכות – festa delle capanne che termina con il giorno di Sheminì Azeret שמיני עצרת e Simchat Torah שמחת תורה – la gioia della Torà.

Rosh ha Shanà

Il 16 e 17 settembre 2023 sarà Rosh ha Shanà, conosciuta come il Capodanno ebraico. La vigilia sarà il 15 settembre. La festa di Rosh ha Shanà cade il 1° di Tishrì e dura due giorni.

“…Suonate con lo Shofar al principio del mese nel novilunio al nostro giorno di festa, poichè ciò è legge per Israele, norma stabilita dal D. di Giacobbe…” (תהלים – Salmi 81  v.4-5)

PRECETTI:

Nei giorni di Rosh ha Shanà, che capitano durante il mese di Tishrì, si suona lo Shofar שופר per richiamare il popolo ebraico alla penitenza. Lo Shofar è realizzato con un corno di montone e, fin dai tempi biblici, il suo suono annunciava e accompagnava tutti i grandi avvenimenti. Inoltre, lo Shofar viene suonato in più occasioni durante l’anno e ricorda anche l’episodio del Sacrificio di Isacco.
Durante Rosh ha Shanà, ascoltando il suono dello Shofar, ricordiamo anche i meriti e la fedeltà dei nostri Padri.

Il primo giorno di Rosh ha Shanà, e viene rimandato al secondo giorno quando il primo giorno cade di Shabbat, si recita il Tashlikh תשליך. Il Tashlikh è un breve rito che si recita presso la riva di un fiume o di un mare, in cui si usa scrollare le tasche o i lembi del vestito, ma senza gettare alcunché in acqua, e simboleggia la liberazione dai peccati.

USI:

Si mandano ad amici e parenti biglietti e cesti con l’augurio di passare un Buon anno שנה טובה.

Durante il periodo che precede la festa di Rosh ha Shanà è uso antichissimo della comunità ebraica di Roma di piantare Grano e Granturco, come auspicio di prosperità.

Un uso seguito in tutte le comunità ebraiche è quello di mangiare spicchi di mela intinti nel miele come augurio di un anno dolce.

Inoltre, la sera di Rosh ha Shanà, dopo aver recitato il kiddush (benedizione sul vino) e l’hamotzì (benedizione sul pane), si usa fare un vero e proprio seder con alimenti che simboleggiano la prosperità e le buone azioni, su cui si recitano dei versi del Tanakh per chiedere al Signore delle positive concessioni per il nuovo anno attraverso l’uso di termini legati agli alimenti.

ALTRI NOMI DELLA FESTA:

Yom ha Zikaron יום הזיכרן– “Giorno del ricordo”, poiché si ricorda la creazione del mondo.

Yom Teruà יום תרועה– “Giorno del suono”, perché si suona lo Shofar.

Yom ha-Din יום הדין– “Giorno del giudizio”, perché il Signore ci giudica per le azioni compiute durante l’anno.

LE PREGHIERE:

Yom Kippur

Il 25 settembre 2023, con vigilia il 24, sarà Yom Kippur, conosciuta come il “Giorno dell’espiazione”. Nella Torah compare con il nome Yom Hakippurim e cade il 10 di Tishrì al termine dei 10 giorni, detti Yamim Noraim – giorni temibili.

“…In quel giorno il Sacerdote espierà per voi, per purificarvi; di tutti i vostri peccati verrete purificati davanti al Signore…” (Levitico ויקרא cap. 16 v. 30)

PRECETTI:

Il giorno di Yom Kippur יום כפור capita alla fine dei cosiddetti Yamim Noraim ימים נוראים, giorni terribili. Il giorno di Kippur si digiuna e l’intera giornata viene dedicata alle preghiere, a confessare i nostri peccati. La Torà prescrive per questo giorno di espiazione l’astensione da ogni cibo e bevanda e da ogni lavoro dalla sera del 9 di Tishrì fino alla sera del 10.

Durante i dieci giorni che vanno da Rosh ha Shanà a Kippur nella preghiera dell’amidà vengono aggiunti dei brani speciali. È molto importante in questi giorni occuparsi di:

Tefillà (preghiera)

Zedakà (donazioni ai bisognosi)

Teshuvà (pentimento)

Il sabato fra Rosh ha Shanà e Kippur si chiama Shabbat Shuvà, perché in esso si legge il brano “Shuvà Israel…” (Osea XIV). Questo shabbat viene comunemente chiamato Shabbat Teshuvà (sabato di pentimento) poiché capita durante i giorni penitenziali.

 

PREGHIERE SPECIFICHE:

In aggiunta alle preghiere dei giorni di festa (Arvit, Shachrit, Musaf e Minchà), il giorno di Kippur ci sono alcune preghiere specifiche:

Viddui (confessione dei peccati)

Si recita alla vigilia di Kippur ed è presente in tutte le preghiere della giornata; è una formula uguale in tutti i riti e si recita al plurale perché ciascuno di noi confessa non solo i propri peccati ma anche quelli di tutto il popolo di Israele.

Kol Nidrè o Kol Nedarim (tutti i voti)

Si recita la sera di Kippur prima di Arvit e con essa dichiariamo nulli, di fronte a Dio ed alla comunità, tutti i giuramenti e i voti sbadatamente fatti durante l’anno.

Neilà (preghiera di chiusura)

Si recita dopo la tefillà pomeridiana di Minchà ed è la preghiera finale di Kippur. Al suo termine si suona lo Shofar come segno della fine della giornata di Kippur. (Attenzione! Il digiuno termina solo dopo la preghiera di Arvit e l’Avdalà).

DIVIETI DI YOM KIPPUR:

Il giorno di Kippur è caratterizzato da questi segni di penitenza:

il divieto di mangiare

il divieto di bere

il divieto di lavarsi

il divieto di profumarsi e truccarsi

il divieto di calzare scarpe di cuoio

 

Sukkot, Hoshanà Rabà, Sheminì Atzeret e Simchat Torah

Dal 30 settembre al 7 ottobre 2023 sarà Sukkot, conosciuta come la “Festa delle capanne”. Nel calendario ebraico cade il 15 di Tishrì e dura sette giorni, ma poiché è seguita da altri due giorni di Mo’ed duranti i quali non è possibile smontare la Sukkà, la sua durata si estende a nove giorni. In Eretz Israel gli ultimi due giorni vengono uniti in un solo giorno festivo e la festa dura quindi otto giorni.

“…Per sette giorni farai la festa delle capanne allorquando raccoglierai il prodotto che è sulla aia e nel tuo tino e ti rallegrerai nella tua festa tu e tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava…” (Deutronomio דברים cap. 16 v. 13 e 14)

Al termine di Sukkòt, il 7 ottobre 2023 cade Sheminì Atzeret e l’8 ottobre Simchàt Torà, il giorno in cui il popolo ebraico festeggia e gioisce del dono più grande ricevuto: la Torà.

PRECETTI:

 

La Sukkà סוכה

È la capanna che costruiamo in occasione di questa festa per obbedire al comandamento della Torah che dice: “Per sette giorni voi abiterete in delle capanne”. Sotto la Sukkà si usa mangiare e, se il clima lo permette, anche dormire. Il tetto della Sukkà deve avere delle fessure attraverso le quali si possono vedere le stelle per ricordarci che, anche sotto una fragile capanna siamo solo la protezione del Signore.

Il Lulav לולב

Il lulav è composto da: un lungo ramo di palma (tamar תמר), al quale vengono legati due rametti di salice (aravà ערבה) e tre di mirto (adas הדס) e da un cedro (etrog אתרוג). Questi elementi insieme simboleggiano la fertilità della terra alla conclusione del raccolto. Durante alcuni punti della preghiera il lulav viene fatto ondeggiare in tutte le direzioni per chiedere la caduta della pioggia.

ALTRI NOMI DELLA FESTA:

 

Hag Ha-Asif חג האסיף – “festa del raccolto” perché in questo periodo si termina la raccolta dei prodotti agricoli e si preparano i campi per la prossima stagione.

Zman Simchatenu זמן שמחתנו – “tempo della nostra gioia”, come è scritto nella Torah quando si parla della festa di Sukkot.

RICAPITOLANDO:

1° e 2° giorno: Moed

3° 4° 5° 6° giorno: Chol ha Moed

7° giorno: Chol ha Moed   Hoshanà Rabbà

8° giorno: Moed                  Sheminì Atzeret

9° giorno: Moed                  Simchat Torah

La Sukkà ricorda le capanne che i nostri padri si costruivano per proteggersi dal sole durante il giorno e dal freddo durante la notte nella loro lunga peregrinazione (di quaranta anni) nel deserto del Sinai, dopo la liberazione dalla schiavitù egiziana.

OLTRE SUKKOT:

Il settimo giorno, Hoshanà Rabà, si fanno sette Hakafot הקפות intorno all’Echal e si leggono, tenendo il lulav in mano, sette Hosha’anot הושענות a differenza degli altri giorni della festa in cui questo cerimoniale viene effettuato solo una volta.

L’ottavo giorno, chiamato Sheminì Atzeret è la festa della “Chiusura” che pone fine al ciclo delle festività di Tishrì, mentre il nono giorno si celebra Simchat Torah “la gioia della Torah”: si termina il ciclo annuale della lettura della Torah e se ne inizia un altro.