Nella saggezza ebraica, la ricerca della pace non si trasforma mai in un’adesione cieca al pacifismo assoluto. Quest’ultimo è una dottrina che eleva la pace – o più precisamente, l’assenza di conflitti – a valore supremo, mettendo in ombra altri importanti principi etici. Ogni ebreo al termine della Amidà, parte principale delle tre preghiere quotidiane, recita la formula: “שים שלום טובה – Concedi una pace buona su di noi”. La pace non è tale se solamente tacciono i cannoni, perché sia completa dovrà essere buona. Cosa vuol dire una pace buona?

Questa la domanda che ha guidato il breve ciclo di tre lezioni di Zeraim dal titolo “Sim shalom tovà“.

Tutti materiali con gli incontri registrati sulla piattaforma didattica:

• I incontro – “Concedi una pace buona su di noi”, con rav Roberto della Rocca.

Il ciclo si apre con una introduzione concettuale e critica del binomio “guerra e pace” a cura di rav Roberto Della Rocca; al centro viene posta la domanda cruciale: cos’è la pace per l’ebraismo? Cosa significa una “pace buona”?

• II incontro – “Guerre permesse e proibite. Ostaggi e coinvolgimento dei civili”, con rav Ariel Di Porto. 

Si passano qui ad analizzare le questioni emergenti legate alla guerra, con rav Ariel Di Porto: esistono guerre proibite e guerre permesse? Cosa ne è del coinvolgimento dei civili?  Come comportarsi nel caso di ostaggi? Esiste un’etica della guerra codificata?

• III incontro – Violenza e valore della vita, con rav Riccardo Di Segni. 

Il terzo incontro, con rav Riccardo Di Segni, cerca di approfondire sia la possibile conciliazione tra la violenza della guerra e la sacralità della vita sia il significato del concetto di proporzionalità nella legittima difesa: come rispondere alle aggressioni subite in modo giusto e proporzionato?