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Parashàt Balaq

Ogni giovedì Zeraim propone un pensiero sulla parashà della settimana a cura del direttore dell’Area Cultura e Formazione rav Roberto Della Rocca. Troverete qui anche il testo della parashà (il brano della Torà che si legge ogni sabato), insieme a interessanti materiali di approfondimento.

In questa pagina troverai anche la rubrica a cura di Micol Nahon “Horìm Uvanìm”, “Genitori e figli”, dedicato proprio allo studio di genitori e figli sullo stesso brano: un video da ascoltare e un racconto da leggere arricchito di midrashìm, seguìto da alcune domande per discutere e riflettere insieme.

La pagina ospita anche due rubriche kids e alcune pagine scelte da “La mia Torah”, le parashòt spiegate ai ragazzi, a cura di Anna Coen e Mirna Dell’Ariccia.

Shabbat Balaq 5783

“…l’Eterno pose un messaggio in bocca a Bilàm….” Nm.23,5

Nel Tanakh troviamo molti esempi di profezia, in particolare nei libri dei profeti, persone ispirate che comunicano ad altri uomini messaggi divini. Abbiamo però anche un esempio di profeti non ebrei nella Torà, quando Balak, re di Moab, incarica il mago Bil‛am di maledire il popolo di Israele. Dapprima questo esita, ma poi accetta. I maestri della Toseftà per spiegare la differenza tra Mosè e Bil‛am ci fanno l’esempio di un re che aveva due consiglieri. Uno dei due consiglia al figlio del re di comportarsi bene altrimenti comprometterebbe l’onore di suo padre, l’altro, viceversa, consiglia al principe di agire spregiudicatamente e come più desidera perché tanto essendo figlio di un re tutto gli verrà perdonato. Bil‛am era un profeta famoso, eppure le sue maldicenze si tramutano tutte in benedizioni. Allora Balak, non riuscendo a scalfire il popolo ebraico con la parola, ricorre a una strategia diversa: usa le donne moabite affinché seducano gli ebrei e li facciano assimilare.

17 di Tamuz

“Cinque eventi accaddero ai nostri padri il 17 di Tamùz….furono spezzate le Tavole, fu interrotto il sacrificio quotidiano, fu aperta la breccia nelle mura della città, Apostemos bruciò la Torà e innalzò una statua nel Santuario…..” (Mishnà, Taanìt 4;6)

Con il digiuno del 17 di Tamuz ha inizio quel periodo di lutto crescente della durata di tre settimane che culminerà col digiuno del 9 di Av. È curioso come, nelle pagine talmudiche che trattano della distruzione del Tempio e dello Stato ebraico, i maestri anziché ricondurre alla forza delle varie potenze militari le disgrazie che si sono abbattute ineluttabilmente sul nostro popolo cerchino, in modo quasi maniacale, le cause interne che hanno portato alla catastrofe. Con aneddoti e motivazioni la cui banalità appare spesso sproporzionata all’entità della tragedia. Eppure sono storie paradigmatiche di una degenerazione etica che caratterizza una struttura sociale formalmente ligia ai propri doveri religiosi. Il Talmud ci guida in una lettura della storia dal di dentro, dove i protagonisti non sono i “dominatori”, quali Nabucodonosor, Tito o Adriano, ma piuttosto i “resistenti”, come rabbi Yochanan ben Zakkai con il suo esempio di quella resilienza religiosa e culturale che ci ha permesso di essere ancora ciò che siamo.

Rav Dott. Roberto Della Rocca