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Rachel Bespaloff

Zeraim offre un ritratto di Rachel Bespaloff a cura di Cristina Guarnieri all’interno della rubrica Le indimenticate,

le donne che hanno partecipato in modo significativo alla vita intellettuale del loro tempo.

Chi era Rachel Bespaloff

Danzatrice, pianista e direttrice d’orchestra,
discendente da una famiglia ebreo-ucraina, diventa una delle
voci filosofiche più significative del pensiero ebraico-francese del primo Novecento.

Il pensiero di Rachel Bespaloff non è sistematico e si diffrange in scritture diverse, dedicate ad altri pensatori. Il primo libro pubblicato in vita è Cammini e crocevia (1938), che raccoglie saggi diversi su scrittori come André Malraux e Julien Green o filosofi come Nietzsche, Kierkegaard, Marcel e Šestov. Il secondo libro è il saggio che la rese celebre Sull’Iliade, un piccolo capolavoro di scrittura poetica in cui Bespaloff offre una magnifica lettura del poema omerico, interpretato…

La questione ebraica costituisce un capitolo portante della riflessione di Rachel Bespaloff, che d’altronde era figlia di un grande sionista. Quando, nel giugno del 1937, lo storico Daniel Halévy pubblica sulla «Revue juive de Genève» una lettera indirizzata al direttore in cui rende pubblico il suo rifiuto a collaborare, Rachel si decide a scrivergli una lettera aperta. «Il suo silenzio di fronte all’iniquità nei confronti di Israele».

«Era di una bellezza commovente; non proverò a dipingerla; sarebbe tanto facile quanto vano evocare il mistero del suo sguardo profondo e vellutato, tutto carico al tempo stesso della malinconia e della passione di vivere d’Israele; la grazia e la finezza del suo sorriso riflettevano la sua natura eminentemente artistica. Ma la bellezza non è nulla senza il fascino, e come esprimere quello di questa elegante figlia del popolo ebraico? […] Nessuna foto è mai riuscita a renderla, poiché lei aveva i tratti essenzialmente mobili, a immagine del movimento incessante e inafferrabile della vita. Potrei invocare il giudizio unanime di coloro che l’hanno avvicinata; quello della signora Aberson che, a un concerto di beneficenza in cui Rachel si esibì dopo aver conseguito il diploma in virtuosismo, non riusciva a staccare gli occhi di dosso dalla giovane pianista al punto da non potersi concentrare sull’opera che stava eseguendo; quello dell’avvocato russo di Parigi che, molto più tardi, si fece dare una foto di Rachel e la conservò fino alla morte come una reliquia. Eppure, né le mie parole né la testimonianza di altri potranno restituire ciò che fu e dunque mi limiterò a ricordare l’istante di silenzio che provocava la sua bellezza ovunque passasse».

Marc Chapiro

«Resta, malgrado tutto, un’esigenza di salvezza, testarda, potente, come il voler-vivere, che nulla può sopprimere in noi, perfino se tutto provasse che è insensata».

Rachel Bespaloff

«Ma c’è, ci sarà sempre, un certo modo di dire il vero, di proclamare il giusto, di cercare Dio, di onorare l’uomo, che ci è stato insegnato all’inizio e non cessa di esserci insegnato di nuovo, dalla Bibbia e da Omero».

Rachel Bespaloff

L’eternità nell’istante. Gli scritti francesi (1932-1942), Vol. I, a cura di Cristina Guarnieri e Laura Sanò, Prefazione di Monique Jutrin, Castelvecchi, Roma 2022.

La doppia appartenenza. Gli scritti americani (1943-1949), Vol. II, a cura di Cristina Guarnieri, Laura Sanò e Claude Cazalé Bérard, Castelvecchi, Roma 2023 [di prossima pubblicazione].

Cheminements et Carrefours [1938], Vrin, Parigi 2004.

L’Iliade [1942], Prefazione di Jean Wahl, Castelvecchi, Roma 2017.

De l’Iliade, Prefazione di Jean Wahl, Brentano’s, New York, 1943, rist. con Nota di Monique Jutrin, Allia, Parigi, 2004; ed. inglese On the Iliad, traduzione inglese di Mary McCarthy, Introduzione di Hermann Broch, Panthéon Books / Bollingen Series IX, New York, 1947; ed. italiana Iliade, traduzione di V. Bernacchi, Castelvecchi, Roma 2017.

Fu il marito di Rachel Bespaloff a far scoprire il talento filosofico della moglie. Ce lo racconta così lo storico Daniel Halévy:

«Un mattino, ricevetti la visita di uno sconosciuto. Lo sconosciuto era un uomo tozzo, privo di fascino. Si scusò di essermi venuto a trovare senza essersi annunciato e mi disse il suo nome: signor Bespaloff. La differenza tra i due esseri mi sorprese. Il signor Bespaloff si esprimeva con un certo imbarazzo: “Mia moglie” mi disse “non sa che sono venuto da lei. Mi rimprovererebbe molto, non vorrei che lo sapesse. Ma vorrei dirle una cosa: mia moglie, la notte, scrive molto. Scrive solo per sé stessa: non vorrebbe mai che qualcuno leggesse ciò che scrive. Io, però, leggo i suoi appunti e penso che siano molto interessanti. Allora, ne ho riunito qualcuno e ve li ho portati. Ma le chiedo di tenere il segreto”. Presi gli appunti, pagine tappezzate da una scrittura serrata di cui mi era impossibile percorrere le righe; ringraziai il signor Bespaloff per avermeli portati e gli assicurai la mia discrezione». Halévy rimase rapito dagli scritti di Bespaloff, quindi li inviò subito ai maggiori filosofi dell’epoca: Gabriel Marcel, Jacques Maritain, Jean Wahl. Rapidamente i saggi cominciarono a circolare sulle riviste parigine più prestigiose degli anni Trenta. Cominciarono così dei carteggi importanti tra Rachel Bespaloff e alcuni intellettuali dell’epoca come Gabriel Marcel, Jean Wahl, Boris de Schloezer, padre Gaston Fessard.

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