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Shavuòt 5783

Shavuot è la seconda delle “tre feste del pellegrinaggio” (shalòsh regalìm) e cade il 6 di Sivan (sette settimane dopo Pesach) e dura 2 giorni (in Israele uno). Quest’anno Shavuòt cade dal 25 al 27 maggio 2023.

La festa di Shavuot ricorda la donazione della Torà e l’offerta delle primizie nel pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme.

“Sette settimane conterai…quindi farai la festa delle settimane in onore del Signore tuo D…” (Deutronomio, Devarim cap. 16, versi 9-10).

LETTURE BIBLICHE:

Torà – Durante la tefillà del mattino del primo giorno di Shavuòt si leggono i capitoli 19 e 20 dell’Esodo relativi alla preparazione del Dono della Torah e alla promulgazione del Decalogo, ovvero i dieci comandamenti.
Neviim Profeti – la Haftarà del mattino del primo giorno di Shavuòt è il capitolo I di Ezechiele in cui si descrive la visione del Carro Celeste, Merkavà.
Agiografi – Durante le due giornate si usa leggere il libro di Ruth.

PRECETTI:

Shavuòt è una festa solenne e si osservano quindi i precetti relativi a tali giorni di mo’èd. Non ci sono altri precetti specifici.

CALENDARIO 2023:

25-27 maggio 2023 – Vigilia: 25 maggio Shavuòt).

IL LIBRO DI RUTH:

A Shavuòt si legge una delle Cinque Meghillòt: la Meghillà (il rotolo) di Ruth, che racconta la storia di una donna di origine moabita di nome Ruth, che abbracciò e fece propria la Torà con amore e dedizione. Per quale motivo si legge questa meghillà?  Perchè proprio a Shavuòt festeggiamo e ricordiamo quanto la Torà costituisca un dono per chi la riceva e l’accetti. Inoltre la parte centrale della storia di Ruth si svolge nel periodo dell’anno in cui cade Shavuòt che è quello della mietitura, come indicato da uno dei nomi di questa festa. I motivi  e i nessi sono comunque molteplici e vi invitiamo ad approfondire con i materiali proposti.

ALTRI NOMI DELLA FESTA:

Zemàn Matàn Toratènu (Il tempo della donazione della nostra Torà), Chag ha-bikkurìm (Festa delle primizie) Chag ha-katzìr (Festa della mietitura), ‘Atzèret (Chiusura, riferito alle 7 settimane che, da Pèsach, terminano a Shavuòt).

Shavuòt, Zeman Matan Toratènu

Il tempo del dono della nostra Torà, ci riserva due curiose eccezioni rispetto ad altre ricorrenze. La prima è che di questa festa non viene mai menzionata esplicitamente la data, il 6 di Sivan, indicata, piuttosto, come un tempo appeso a una conta di sette settimane a partire da Pesach. La seconda eccezione sta nel fatto che durante Shavuot non vi è uno specifico e particolare precetto da compiere, come invece durante Pèsach con la matzà, o durante Sukkòt con il lulav e la sukkà. Shavuot è infatti caratterizzata da vari usi e consuetudini ma non da una mitzwà specifica. Due eccezioni che ci indicano significativamente come il tempo della ricezione della Torà non possa essere circoscritto né a giornate specifiche, né soltanto ad alcune mitzwòt particolari. Una Torà che si lascia racchiudere nei limiti del tempo e dello spazio perde l’aspetto più caratteristico della Torà stessa.
“E fu sera e fu mattina, il sesto giorno ….” (Bereshit ;1,31)
Un mirabile commento del Talmud (Shabbat 88a) mette in evidenza come la comparsa dell’articolo determinativo davanti al numero ordinale ha-shishì, «il sesto», fa del sesto giorno della creazione un giorno particolare e determinato, che la tradizione riferisce al 6 di Sivan, giorno di Shavuòt in cui si celebra il dono della Torà. Da quel sesto giorno della creazione, in cui è stato creato il primo uomo, tutto è sospeso nell’attesa del sesto giorno del mese di Sivan. Soltanto se il popolo ebraico riceverà la Torà, il  funzionamento del mondo naturale potrà continuare.  L’ordine cosmologico è subordinato all’ordine etico del mondo. Per il pensiero talmudico rifiutare la Torà significa pertanto riportare il mondo al caos originale.
Rav Roberto Della Rocca (Direttore Area Cultura e Formazione UCEI)